Questo è uno spazio in cui raccoglierò una parte del mio mondo, quello dedicato alla mia passione per la cucina, in generale.
Sarà sempre in divenire perchè sono sempre alla ricerca della variante, del meglio... di altro.

Luisa

martedì 10 marzo 2009

Corso Cucina del Mediterraneo e Vicino Oriente: Medioriente: Tabbuleh

nella foto in primo piano, nella ciotola grande

Tabbuleh

INGREDIENTI

bulghur
pomodori
cipolla rossa
menta fresca (una manciata)
prezzemolo (tanto)
succo limone
olio extravergine di oliva
sale
sumac

PROCEDIMENTO

Ammollare il grano bulghur per una mezz’ora in acqua leggermente tiepida.

Scolarlo e lasciarlo sgocciolare per un quarto d’ora nel colino.

Aggiungerci i pomodori a dadini, la cipolla rossa sminuzzata, la menta fresca tritata, il prezzemolo (tanto) tritato, il succo di limone, l’olio extravergine, il sale e il sumac.

Lasciare insaporire per almeno un’ora in frigo.

CONSIDERAZIONI

Questa preparazione è veloce e in origine il piatto è molto ricco di prezzemolo, elemento dominante. Le dosi degli ingredienti variano a secondo del gusto personale.
Un altro esempio di Tabbuleh sul Blog Cucinare lontano di JMC, Tabbuleh di Cus Cus.

SUMAC è una spezia rossa.

Sumac é una Spezia originaria del Bacino del Mediterraneo.
Era utilizzato già dai romani come alternativa dell'aceto.
Il sumac macinato di colore rosso,é eccellente mescolato con dell'olio di oliva,per la preparazione di marinate e insalate.
Il suo profuma con una nota fruttata, rialza piatti di carne e pesce.
É utilizzabile in sostituzioni alle fette di limone come condimento sullo tavola.(http://www.orlandosidee.de/Italiano/Spezie/)

Spezia dal colore rosso porpora praticamente sconosciuta in Occidente e ampiamente utilizzata nella cucina araba medio-orientale, specie in quella kurda e libanese. Ha un sapore aspro che ricorda vagamente la scorza del limone grattugiata a cui viene preferito nella cucina araba. Un kebab non avrebbe il suo caratteristico sapore se non fosse condito con questa caratteristica spezia. E' ottimo utilizzato per insaporire il pesce alla griglia, le verdure, le salse a base di yogurt e le marinate.(http://www.buonappe.it/spezie/)

Corso Cucina del Mediterraneo e Vicino Oriente: Medioriente: kibbeh sanyeh

Iniziamo dalla ricetta che potrebbe spaventare di più ma che in realtà, come tutte le altre è fattibilissima.
Nella foto è in secondo piano, a destra dell'insalata con olive.

Kibbeh Sanyeh
Kibbeh bil sanieh - kibbeh in teglia

INGREDIENTI

Per il ripieno
1 cipolla media tritata finemente
2 cucchiai di olio
250 g di carne di agnello, vitello o manzo, tritata
50 g di pinoli
sale e pepe nero
1/2 cucchiaino di cannella in polvere
1/2 cucchiaino di pimento in polvere
qualche cucchiaiata di brodo

burro
pangrattato

qualche mandorla per decoro

PROCEDIMENTO

Questo è il modo più semplice per preparare i kibbeh farciti.

Preparate il composto base* utilizzando 500g di carne e 250g di bulghur ammollato e scolato.

Soffriggete la cipolla nell'olio ben caldo finché sarà appassita e dorata.
Unite la carne e i pinoli e proseguite la cottura finché la carne si sarà sbianchita.
Aggiungete qualche cucchiaio di brodo per ammorbidirla, insaporite con le spezie, sale e pepe.
Imburrate e spolverate di pangrattato, una teglia da forno e rivestitene il fondo con metà del composto del kibbeh.
Schiacciandolo e formando uno strato più sottile possibile, senza rivestire i lati della teglia.
Su questo distribuite uniformemente il ripieno e coprite con un secondo strato del composto base rimasto.
Livellate la superficie, comprimendo bene, e praticatevi dei tagli diagonali in modo da formare delle losanghe.
Decorate ciascuna losanga con una mandorla.
Fate fondere 40g di burro e versatelo sul kibbeh.
Passate la teglia in forno a 180° C per 3/4 d'ora - 1 ora.
Dovrà risultare ben cotto, deliziosamente rosolato e croccante in superficie.
Se durante la cottura lo si irrorerà con qualche cucchiaio di brodo, l'interno resterà umido e ancora migliore.
Poco prima di sfornarlo irroratelo eventualmente con altro burro fuso.

E' ugualmente squisito servito caldo o freddo. Servitelo con yogurt e insalate a piacere."

* Per l'impasto base si lascia il bulghur a mollo nell'acqua per una ventina di minuti, lo si mescola alla carne, si aggiunge cipolla e sale e si passa il tutto al mixer per ottenere una pasta liscia non più granulosa.

CONSIDERAZIONI

Per chi non sapesse cosa è il BULGHUR, vi posso dire che sono germogli di grano (frumento integrale) cotti a vapore, spezzati ed essiccati al sole; ne esistono di diverse pezzature e si può mangiare solo ammollato o anche dopo cottura. E' tipico della cucina Mediorientale.
Le pezzature più grandi si usano per minestre, le più piccole per insalate e piatti freddi.
Si trova ormai facilmente nei supermercati, nelle erboristerie e nei negozi etnici.
Ha un buon contenuto di fibre, vitamine del gruppo B, fosforo e potassio. Ha un indice di sazietà piuttosto elevato, caratteristica comune a tutti i cereali integrali in chicchi. (Wikipedia).

Per quanto riguarda la ricetta nella tradizione era un piatto delle Feste preparato in tempi lunghi, le donne usavano grossi mortai, la cipolla poteva anche essere grattugiata per rendere sapori e consistenze più raffinate. A chi piace il sapore della cipolla consiglio di tritarla semplicemente e con l'aiuto di un buon mixer a lame tutta la lavorazione sarà davvero veloce.

Il RIPIENO di questa preparazione è tipico di tante altre ricette dell'area libanese, può essere anche consumato crudo. Ecco nel Blog Cucinare Lontano di JMC la ricetta del Kibbeh Nayen.

Corso Cucina del Mediterraneo e Vicino Oriente: Medioriente (al Paladar, Firenze)


Corso Cucina del Mediterraneo e Vicino Oriente: Medioriente (al Paladar, Firenze), inserito originariamente da fugzu.
JMC mentre prepara il
Kibbeh Sanyeh

Ieri sera è iniziata una nuova Avventura per me: ho aiutato il Cuoco e amico Jean Micheal Carasso nella PRIMA delle 3 lezioni del Corso di Cucina del Mediterraneo e Vicino Oriente.
Le lezioni si tengono al PALADAR, un locale di cucina multietnica a Firenze. Sono di lunedì dalle 18, si impara, si cucina e si mangia.
Per chi volesse maggiori informazioni vi rimando alle pagine informative del Corso.

E' stato un vero piacere condividere queste ore con persone davvero piacevoli e interessati.

Vi riporto le ricette che abbiamo fatto e ... mangiato. Qui la dispensa della Lezione. Piano piano metterò sul mio Blog anche le ricette singole.

Tutte le RICETTE sono di Jean Micheal Carasso: le troverete sul suo Blog Cucinare Lontano

kibbeh sanyeh

muhàmmarà

hommos

falafel

insalata orientale

tabbuleh

salsa tahina

salsa allo yogurt


Naturalmente sul Blog Cucinare Lontano di JMC potrete trovare maggiori dettagli e chiedere chiarimenti anche direttamente a lui.

mercoledì 4 marzo 2009

Biscotti al cioccolato fondente (2)


biscotti al cioccolato fondente, inserito originariamente da fugzu.

Questi biscotti nascono da questa altra ricetta. I biscotti originari, al burro con scaglie di cioccolato, erano più secchi e ruvidi, non mi soddisfacevano del tutto così ho "aggiustato" a modo mio parte degli ingredienti.

INGREDIENTI

400 gr farina 00
1 uovo e 2 tuorli
125 gr zucchero a velo
200 gr burro
90 gr cioccolato fondente al 60% tagliato a coltello
un pizzico sale

PROCEDIMENTO

Ho impastato con il kenwood con la "K" lo zucchero con il burro a pezzetti, poi ho aggiunto le uova e alla fine un po' alla volta la farina con il pizzico di sale..
Quando la frolla era pronta ho aggiunto il cioccolato tagliato a scaglie col coltello continuando a impastare sempre a bassa velocità per poco.

Ho messo in frigorifero in una scatola a chiusura ermetica per l'intera notte.. ma se volete potete tagliare subito i biscotti o almeno lasciarli riposare un'ora.

Stamattina ho steso l'impasto su un piano in plastica appena spolverato con farina e ho tagliato i biscotti tondi. Li ho disposti su teglie foderate di carta forno.
Ho Infornato a forno STATICO ( cottura sopra e sotto) a 180°C per 15 minuti, una teglia alla volta. Una volta sfornati ho lasciato raffreddare su una griglia.

CONSIDERAZIONI

Ho ottenuto 54 biscotti, una volta cotti, chiari, friabili, dal gusto delicato. Secondo me sono ancora più buoni degli originali, provate entrambe le ricette e scegliete la vostra preferita.

martedì 3 marzo 2009

Patatine fritte

Fin da quando ero piccola la mia tata a Faenza era una maga delle patatine fritte, lei le tagliava a spicchi grossolani, le friggeva in padella (qualunque) con lo strutto.. non ricordo odori cattivi di frittura ma solo la bontà delle sue mitiche patate fritte.
Di contrappasso mia mamma ha sempre odiato tutti i fritti e friggere....

Quando mi sono stabilita a Pistoia non sapevo cucinare un gran chè e nel tempo ho provato e riprovato a fare le patate fritte ma non ho mai ottenuto nulla di veramente buono.

Qualche giorno fa gironzolando on line ho trovato l'ennesimo suggerimento.

Partendo dalla qualità di patate adatte alla frittura avevo già provato a
tagliare le patate, metterle in una ciotola con acqua poi buttarle un attimo in acqua a bollore salata e scolarle appena torna il bollore poi friggerle.

...ma alla fine le patatine dopo pochissimo che erano cotte e scolate si ammosciavano..

Ho fatto un nuovo tentativo

Ho sbucciato le patate e le ho tagliate a fiammifero.
Ho messo per 30 minuti le patatine a bagno in una ciotola di acqua fredda.
Con l'aiuto di un termometro ho scaldato l'olio extravergine di oliva a 150°C in una padella di alluminio.
Ho scolato e asciugato velocemente le patatine e le ho cotte mantenendo l'olio a 150°C
Ho scolato le patatine (praticamente cotte ma ancora di colore chiaro) e le ho messe da parte. Ho portato l'olio a 180°C e ho rituffato le patatine.
In pochi minuti si sono colorate e si è formata una crosticina rigida e sottile. Ho scolato nuovamente le patatine e le ho servite.

SORPRESA (almeno per me) le patatine sono rimaste croccanti, finalmente!

CONSIDERAZIONI

Oltre al formato a fiammifero e a spicchi grossolani noi adoriamo anche quello a piccolo cubetto ottenuto tagliando ulteriormente le patatine a fiammifero.

Per friggere uso solitamente olio extravergine di oliva europeo, non ha un gusto forte , è buono e non ha dei costi impossibili. Mi capita di riutilizzarlo, filtrato da impurità e mantenuto in frigorifero in un vaso di vetro a chiusura ermetica.

Quando mi voglio viziare friggo con strutto... le patatine fritte fritte con lo strutto sono speciali!

sabato 28 febbraio 2009

Tarte al cioccolato fondete con cuore di frangipane


Qualche giorno fa gironzolando per canali satellitari mi sono imbattuta su Alice nella trasmissione Dolci & Delizie. Stavano facendo una crostata di frolla con cuore di frangipane, farcita con crema e decorata con frutta fresca.
Mi ha colpito e incuriosito il "frangipane", una specie di crema burrosa a base di farina di mandorle. Mi sono segnata le dosi di quella ricetta ma già immaginavo una mia elaborazione.

Tarte al cioccolato fondete con cuore di frangipane

INGREDIENTI

Pasta FROLLA per tarte di Santin

250 gr farina 00
200 gr burro
100 gr zucchero a velo
2 tuorli
1 pizzico sale

FRANGIPANE

100 gr burro morbido
100 gr zucchero a velo
100 gr farina mandorle
2 uova intere
30 gr farina 00

CREMA DI CIOCCOLATO FONDENTE

200 gr cioccolato fondente al 60%
150 gr panna fresca liquida
5o gr latte intero
1 uovo intero

PROCEDIMENTO

Ho impastato (a velocità moderata, con la K) con il kenwood la frolla partendo dal burro a pezzetti con lo zucchero a velo, poi ho aggiunto i tuorli, poi la farina con il pizzico di sale. Appena l'impasto si è staccato dalle pareti era pronto e l'ho messo in una scatola di plastica a chiusura ermetica, in frigorifero per circa 30 minuti.

Ho preparato il frangipane passando al mixer le mandorle , tritandole a piccole intermittenze in modo da ottenere la polvere più fine possibile senza attivare subito l'olio della frutta secca. Ho ammorbidito ulteriormente il burro e l'ho mescolato nel ken la "K" come dovessi fare una frolla, ho poi aggiunto la farina di mandorle e infine le uova. Per rendere più morbida e omogeneo la crema ho frullato pochi minuti anche con la frusta .

Ho steso la frolla sottile aiutandomi con un foglio di carta forno poi l'ho adagiato avvolgendola sul matterello sullo stampo da crostata (con fondo ammovibile)foderato (solo sul fondo) con cartaforno.
Ho versato, livellandolo il frangipane e ho messo in frigorifero per qualche ora.

Ho infornato a forno STATICO a 180°C per 25 minuti.

Pochi minuti prima di sfornare ho scaldato il latte con la panna, tagliato a coltello la cioccolata fondente e sbattuto leggermente l'uovo.
Ho versato il latte e panna bollenti sul cioccolato a scaglie, mescolato con una spatola e una volta che tutto era sciolto ho aggiunto anche l'uovo.
Ho ottenuto una crema densa.

Appena sfornato ho versato lentamente la crema di cioccolato fondente, aspettando 10 minuti prima di infornare nuovamente.

Ho cotto a forno STATICO a 120°C per 20 minuti.

Ho sfornato e aspettato che la tarte fosse completamente fredda per sformarla.

CONSIDERAZIONI

Il cuore di frangipane per me è una grande trovata, è da golosi da amanti del dolce dolce ma secondo me sta molto bene in questa preparazione.

La tarte al cioccolato fondente è buonissima proprio perchè i sapori sono solo due, netti, quello del cioccolato forte e quello della frolla friabile delicata.

Nella tarte di cioccolato fondente con cuore di frangipane la nota delicata e friabile della frolla contrasta con due sapori intensi che si armonizzano esaltandosi nelle differenze/assonanze di consistenza e aromi.

Prossimamente proverò anche una versione con cuore di frangipane e sopra crema "gialla" in superficie decorata con frutta fresca.. ma mi piacerebbe provare anche una tarte con il cuore di semolino e questa solita crema di cioccolato fondente di Santin...

°°° Per i CURIOSI ho trovato sul blog di Cavoletto la storia del Frangipane, usato nei dolci tipici belgi ma la cui storia nasce in Francia. Ecco cosa racconta:

"In realtà, la frangipane non è belga bensì francese (anzi, la suo storiella è molto carina: Frangipani era un italiano che, a Parigi, fabbricava guanti, profumandoli con essenza di mandorle amare, i pasticceri poi hanno elaborato il dolce nel suo onore), pero fatto sta che non si può entrare in una pasticceria belga e non trovare questo dolce qui, con o senza pere (nel secondo caso viene ricoperto di uno strato di glassa)."

CONSIDERAZIONI 2

Mi è stato chiesta una ricetta di semolino per realizzare la variante di cui parlavo. Ancora non l'ho provata ma io userei questa:

Non ho grande esperienza di semolino ma la farcitura di un dolce greco che ho fatto era davvero buona. In proporzione ne dovresti preparare molto meno.

Ora provo a darti le indicazioni che potrebbero andare bene e poi una volta raffreddato prova a cuocerlo come ho fatto io con il frangipane.

Ho diviso la vecchia ricetta per 3

http://ilmondodiluvi.blogspot.com/2008/08/galactoboureko-dolce-greco-con-semolino.html

INGREDIENTI semolino

2 tazze di latte (220 gr x 2= 440 gr)
1/3 tazza di semolino (60 gr)
1 cucchiaio abbondante di farina (10 gr)
1 tazza di zucchero (1 tazza = 182 gr)
un pizzico di sale,
2 uova,
1 punta di estratto di vaniglia (1/2 baccelli di vaniglia),
1 cucchiaino scarso di burro


PROCEDIMENTO

In una pentolino, portare il latte con il cucchiaio di burro (a cui avrete aggiunto il mezzo baccello di vaniglia aperto e i semi grattati) ad ebollizione lentamente senza farlo fuoriuscire.
Nel frattempo setacciare insieme, il semolino, la farina, parte dello zucchero e aggiungeteli pian piano al latte (a cui avrete tolto i baccelli), mescolando costantemente, con un cucchiaio di legno. Cuocere lentamente a calore medio finchè il composto si sia raddensato e inizia a bollire.
Togliere dal fuoco.
Sbattere a parte le uova con il pizzico di sale con una frusta elettrica ad alta velocità, aggiungere il restante zucchero e continuare con le fruste finchè sarà spesso e soffice, per circa 10 minuti.
Aggiungere le uova così preparate al composto caldo tolto dal fuoco, trasferite il tutto in una ampia ciotola e far raffreddare.
....
io quindi metterei la crostata farcita col semolino in frigorifero per un po'.. poi la cuocerei quasi completamente e farei la seconda cottura a temperatura più bassa con il cioccolato fondente..

CONSIDERAZIONI 3

Ho fatto la versione con il "cuore di crema di semolino", qui il post con il procedimento esatto

martedì 24 febbraio 2009

Da un pettine da telaio...


maccheroni sul pettine, garganelli, inserito originariamente da fugzu.
Fino a poco tempo fa pensavo che l'uso tradizionale romagnolo, in cucina, dei vecchi pettini da telaio fosse unico...

Come sapete i maccheroni sul pettine e questo "attrezzo" mi affascinato in modo inspiegabile: proprio per questo motivo, a più riprese, con l'aiuto dei mie genitori, mi sono messa a "caccia" di qualche pezzo di pettine superstite per poter diffondere e lasciare una traccia più ampia di questa passione e cultura contadina antica.

Ne ho spedito in giro per l'Italia, in Spagna, Francia, America, Giappone ma solo recentemente sono stata contattata da Pina una signora torinese, ma di origine siciliana che mi chiedeva dei pettini per poter fare dei dolcetti tradizionali siciliani tipici del Carnevale.
Glieli ho spediti ma mi sono incuriosita e ho fatto ricerca..
Da questi dolcetti che si chiamano CUDDRIREDDRI ho scoperto che anche i CARAGNOLI, in Molise sono dolcetti fatti con il pettine.. ma non sono ancora riuscita a trovare altre info o foto.
Poi parenti stretti dei garganelli sono i MACCARONI, pasta in brodo delle Marche a forma di "tubetto" rigato.

L'Italia prima della Seconda Guerra mondiale era molto più grande di ora.. le comunicazioni erano più lente ma la base agricola e contadina era comune da Nord a Sud .. una ultima prova che rischia di sparire è proprio l'uso di attrezzi simili nelle differenti cucine regionali o anche solo di paese in paese.

Sarebbe davvero interessante raggruppare altre ricette (legate all'uso del pettine da telaio) della tradizione antica contadina da tutta Italia... prima che spariscano per sempre.

Scrivetemi se conoscete altro. Grazie
°°°°
CUDDRIREDDRI

Gli ingredienti

- Farina di frumento;
- Uova;
- Vino rosso;
- Zucchero;
- Cannella;
- Scorza d'arancia;
- Strutto;
- Cottura con olio

A Delia, un piccolo paese in provincia di Caltanissetta, questa parola dal suono rude indica un gustoso dolce, il cui nome risale al greco 'Kollura' che significa 'focaccia' o 'pane biscottato di forma solitamente anulare': si narra che questa particolare e complicata forma, che ricorda una piccola corona, sia nata quale omaggio alle castellane residenti a Delia, durante la guerra dei Vespri siciliani del 1282-1302, nella rocca medievale che sovrasta la cittadina.

altre foto:
Slowfood di Messina
Ecco cosa mi ha scritto Pina, oltre a inviarmi una scatolina dei suoi dolcetti
Luisa, sono contenta nel leggere che le "cuddrireddri" sono piaciuti.
Non ho nessuna difficolta' ha scriverle la storia di questo dolce che a Delia il mio paese di origine, ha un forte radicamento ,tramandato da madre in figlia.
Il segreto di questi dolci sta negli ingredienti genuini e' una lavorazione caratteristica e complessa,fatta appunto con il pettine e un bastoncino un po' piu' grande di quello per fare i garganelli.
La storia narra che la forma a "corona"sia nata per fare omaggio alle castellane che vivevano a Delia durante la guerra dei Vespri Siciliani (1282-1302)nel castello medioevale che ancora sovrasta il paese.
La lavorazione di questo dolce e' un 'impasto di farina, zucchero ,uova, strutto, vino, scorze di arancia e cannella si realizzano tanti rotolini, qui e' la parte piu' difficile perche' richiede una certa manualita' per realizzare la coroncina, i rotolini si avvolgono ad un bastoncino che poi viene sfilato, la spirale di pasta deve ottenere la caratteristica "rigatura " quindi viene appoggiata sul pettine con una leggera pressione a questo punto si uniscono le due estremita' l'ultimo passaggio e' la friggitura in abbondante olio.
La cuddrireddra veniva preparata in casa nel periodo di carnevale, oggi pero' a Delia sono nati dei laboratori e nelle pasticcerie si possono trovare tutto l'anno.
°°°
MACCARONI
Due interessantissime pagine di Loste sul Blog Una colica d'acqua:
foto del Blog una colica d'acqua
Vi riporto l'intera pagina perchè è davvero un capolavoro.

Maccaroncini ed esperimenti

La stanza è fredda. La parte del corpo che ho fuori dalle coperte, sembra congelata. Naso e bocca freddi, e un vago cerchio alla testa, sono i sintomi di una temperatura troppo bassa. I miei fratelli dormono, accanto a me nell'enorme letto di ferro battuto. Dalle persiane socchiuse, filtra la luce grigia del giorno. Scivolo fuori dalle coperte, e saltello, a piedi nudi fino in cucina. Lì la temperatura è quasi tropicale. Mi infilo tra la finestra e la stufa scoppiettante. La grande piastra di ghisa infuocata, i tubi del camino bianco, che sopra la mia testa fanno una stretta curva per uscire da sopra la finestra, riempiono la stanza di caldo. Mi siedo sulla panca che serve a raccoglier la legna, e mi crogiolo a quel calore rassicurante.

I vetri hanno una patina di condensa spessa e pesante. Ogni tanto una goccia scivola dall'alto, un percorso quasi rettilineo. Prima piano quasi incerta, avanza, s'arresta, poi come a seguire un richiamo, fa una leggera curva ad incontrare un altra goccia. Si uniscono si aggregano, aumentano di peso e volume, e alleate nel gioco, partono, veloci verso il basso ora perfettamente diritte. Nella corsa trascinano altre gocce, precipitano giù finendo sul bordo di legno, mangiucchiato dal tempo. Allargano la traiettoria liberandola dalla condensa e lasciando una fessura sottile da cui si intravede il mondo di fuori.
Di fuori mia madre e mia nonna, che puliscono una gallina, ormai morta. Un pentolone di acqua bollente che fuma nel freddo di novembre. Movimenti veloci, la massa di piume bianche che finisce nel pentolone. Una breve immersione per facilitarne la spiumatura.

Sobbalzo. Un ciocco scoppia nella stufa, il crepitio del legno spaccato e attaccato dal fuoco continua. Fuori, quattro mani veloci, stanno spennando l'animale, appoggiato su di un tavolaccio tra orto e giardino. Mia mamma fa il lavoro "di fino" elimina, con fare certosino, le piccole piume più coriacee. Mia nonna sventra la gallina, la apre, infila una mano dentro, elimina parte delle interiora e recupera qualcosa che finisce in un piccolo tegame. Un ultima lavata sotto l'acqua corrente, gli attrezzi: il caldaro, il tavolaccio, coltelli e parananze, finiscono al loro posto. Salto giù dalla panca e mi nascondo dalla parte opposta, tra la credenza e la stufa. Da lì posso tener d'occhio l'ingresso senza farmi vedere, uno scherzetto.

La gallina appare sulla soglia, il collo nudo esce, penzolando, dalla pentola che mia nonna ha in mano. Mi viene incontro l'occhio vitreo fisso che mi guarda, mi passa accanto e si ferma sul tavolo della cucina.
Che ci fai ? Chiedo. Mia nonna sobbalza, lanciando un grido. E tu che fai qua, ancora in pigiama e tutto scalzo? Mi guarda con un piglio di rimprovero. Io osservo la gallina e il mucchietto di fegatini nel piccolo tegame.
Che ci fai con la gallina? Metà la facciamo al forno con qualche salsiccia vicino, con l'altra metà ci facciamo il brodo. Guardo i fegatini, un dito spunta dalla manica troppo lunga del mio pigiama: e questi? Con quelli ci faccio un sughetto. E poi? e poi, facciamo:

I maccaroncini con le battecche


foto del Blog una colica d'acqua
Il procedimento è meno complicato di quanto possa sembrare, ed è illustrato nel post precedente, qui, si fa una sfoglia abbastanza sottile di pasta all'uovo, per quattro persone sono sufficienti due uova intere impastate con 200 gr di farina e un pizzico di sale. Si tira la sfoglia e poi la si taglia alla dimensione di una pappardella. La pasta si avvolge attorno alla battecca e poi la si passa sul pettine da telaio imprimendo la forma dei fili e formando il maccaroncino. La cosa difficile magari è procurarsi un vecchio pettine da telaio, abbandonato in qualche vecchia soffitta, le battecche sono rametti di frassino puliti e lasciati seccare. Si prepara, poi, un brodo di gallina, oppure per renderlo più leggero usate un pezzetto di gallina e un pezzo di muscolo di manzo. Il brodo deve bollire per un tre ore con sedano, carota, cipolla e un chiodo di garofano. Mentre il brodo va, si prepara il sughetto di rigaglie: tagliando a tocchetti piccolissimi le interiora di un pollo: fegato, cuore e maghetto (ventricoli). Le si rosolano, ben bene per una decina di minuti, in padella con una noce di burro e una foglia di salvia. Si sfumano con del vino bianco e si aggiunge un cucchiaio di passata di pomodoro. Si lascia andare per altri quindici venti minuti e poi si tiene il sughetto al caldo. Si filtra il brodo, lo si rifà prendere bollore e poi si tuffano dentro i maccaroncini che devono rimanere al dente, si impiattano lasciando che i commensali si servano del sughetto a piacimento (magari non tutti gradiscono, ma merita). Senza dimenticare una bella grattatugiata di parmigiano.

Ecco questo è un piatto della profonda tradizione dell'entroterra marchigiano. Questo è un piatto che rappresenta il concetto: "in campagna non si butta mai niente". Di più: questo è un piatto che nessuno fa quasi più, non l'ho mai trovato proposto in un ristorante, e come avete letto dal post precedente, da altri parti d'Italia non lo si conosce, così come lo si fa nella Marca Ancontena. Esiste però qualche cosa di simile, probabilmente delle dimensioni di una "penna", condito con sughi diversi, come molti di voi hanno segnalato. Ma il brodo no vero? L'esperimento era questo trovare qualche cosa di Tradizionale, la cui memoria si sta perdendo e metterlo in rete. Per farne cosa? Per renderlo immortale. Magari tra qualche giorno su google digitando "maccaroncini" lo "spider" metterà questo post tra i primi dieci risultati della ricerca. E magari è vero che internet è limitata al solo senso della vista ... ma nonna diceva "Cocco mio, si mangia anche con gli occhi".


°°°
Ecco un'altra preparazione fatta con l'aiuto del pettine da telaio: i nacatuli della tradizione calabrese. (Copio e incollo) Foto, informazioni e ricetta dal Blog The green doctor, di Ginger di Pisa.

La Festa Delle Nacatole

Le Nacatole o 'Nacatuli, sono dolci tipici della cucina tradizionale calabrese. Questi dolcetti venivano preparati in occasione delle feste natalizie o di matrimoni. Il nome è legato alla caratteristica forma del dolce stesso che ricorda la "naca" ovvero la culla.


Gli ingredienti sono semplici, farina, zucchero uova, strutto. Caratteristico è il profumo di anice di questi deliziosi dolcetti che si possono sposare perfettamente con un vino dolce come un passito o un Greco di Bianco. Il procedimento per la realizzazione di queste delizie è però piuttosto laborioso e prevede l'impiego di strumenti di una volta tipo il "telaio" o Pettine come lo chiamano le mie sie che serve a dare rugosità all'impasto per far aderire meglio lo zucchero.
Queste sono le Nacatole che le nie Ziette hanno preparato amorevolmente in occasione delle nozze di mio fratello.

Buon Appetito e Auguri agli Sposi!!!!!!!!!



I Nacatuli

Ingredienti  (per una ventina di nacatole)

1kg. di farina,
600g. di zucchero,
10 uova,
2 cucchiai di strutto,
1 cucchiai liquore all’anice,
olio per friggere.







Sbattete le uova intere con lo zucchero. Unite l’anice e la farina a pioggia Mescolate questi ingredienti molto bene e lavorate l’impasto fino ad ottenere una pasta ben levigata e morbida. Ci potrebbe volere anche più farina. L’impasto è pronto quando affondandovi un dito dento vedete che la pasta non si appiccica ad esso. 
Fatela riposare coperta da un panno per una mezz’oretta


Staccate un pezzo di impasto e filatelo come fossero dei maccheroni. Prendete un bastone (tipo un matterello non troppo grosso o una canna di bambù) e avvolgete la pasta filata attorno a questo dando la caratteristica forma (come in foto). Passatele sul "pettine" o Telaio.
Friggete in abbondante olio di semi di girasole bollente fino a che la nacatola non raggiunge una delicata
doratura, evitando di farla impregnare d’olio. Estraete le nacatole e fatele asciugare su carta assorbente. Ricopritele di zucchero a velo.

Potete anche dare altre forme: tipo ciambella o treccine.




















°°°
Ecco i cuiuraci di Silvia di Marina di Gioiosa Jonica (RC)


Gli ingredienti dei "cuiuraci", dolci tradizionali calabresi, natalizi sono:

un kg di farina(disposta a fontana),
400gr di zucchero,
4 uova,
100gr di burro,
una tazzina di anice,
garofano e cannella in polvere,
buccia d'arancia grattugiata.

Dopo aver amalgamato gli ingredienti,si formano dei bastoncini dal diametro di due cm circa e lunghi trenta o poco più.Ogni bastoncino verrà attorcigliato a sua volta per due giri attorno ad un bastoncino di legno(un mestolo dal dm di due cm circa),avendo cura di fissare bene le estremità, e quindi pressato sul pettine.La frittura dei cuiuraci deve avvenire in abbondante olio  e a fuoco moderato.

sabato 21 febbraio 2009

Gnocchetti di ricotta colorati con rapa rossa


Ormai avrete capito che finchè non avrò provato a farli di tutti i colori.. Vi tormenterò tutti, familiari e amici.

La ricetta proviene dal libro: "Le ricette de la vecchia scuola bolognese" di Alessandra Spisni, ed. Minerva

Gnocchetti colorati con rapa rossa

INGREDIENTI
(6 persone)

500 gr ricotta vaccina
150 gr parmigiano grattugiato
250 gr farina 00 Spadoni speciale per pasta fatta in casa
60 gr rape rosse lessate* e tritate
1 uovo
sale
noce moscata

*in commercio si trovano le rape rosse già lessate

PROCEDIMENTO

Impastate tutti gli ingredienti compreso la rapa rossa passata al mixer. Io ho aggiunto un pugno abbondate di farina avendo a disposizione solo ricotta non tanto asciutta.

Spolverate leggermente un piano di legno e fate tanti budellini di piccolo diametro, tagliate velocemente i cubettini e disponeteli su vassoi di cartone infarinati.

CONSIDERAZIONI

Avendo a disposizione ricotta industriale, molto umida anche questa volta ho dovuto aggiungere un pugno di farina, ma poi l'impasto pur rimanendo morbido non mi ha dato problemi.
Potete fare qualche ora prima questi gnocchetti e poi cuocerli al bisogno o surgelarli su vassoi e poi metterli in sacchetti sigillati in un secondo momento.

Appena vengono a galla sono cotti, da scolare.

La base degli ingredienti di questi gnocchetti ROSA/FUCSIA è anche quella per farli VERDI con gli spinaci, GIALLI con lo zafferano, ROSSI con il concentrato di pomodoro, NERI con il nero di seppia.
Potete fare i diversi impasti, preparare gli gnocchetti e surgelarli e solo in un secondo tempo mescolare i diversi colori: avrete i CORIANDOLI di ricotta.

Io ho condito questi gnocchetti con pancetta affumicata croccante e panna fresca ristretta nel "sudore" della pancetta abbrustolita a fuoco vivace in una padella antiaderente.
Ci sono piaciuti davvero molto per le diverse consistenze e sapori.

Ecco come ottenere altri colori

GNOCCHI verdi

INGREDIENTI
(6 persone)

500 gr ricotta vaccina
150 gr parmigiano grattugiato
250 gr farina 00 Spadoni speciale per pasta fatta in casa
100 gr spinaci cotti e strizzati e tritati
1 uovo
sale
noce moscata

°°°

GNOCCHI gialli
(6 persone)

500 gr ricotta vaccina
150 gr parmigiano grattugiato
250 gr farina 00 Spadoni speciale per pasta fatta in casa
zafferano
1 uovo
sale
noce moscata

°°°

GNOCCHI neri
(6 persone)

500 gr ricotta vaccina
150 gr parmigiano grattugiato
250 gr farina 00 Spadoni speciale per pasta fatta in casa
2 bustine enro di seppia
1 uovo
sale
noce moscata

°°°

GNOCCHI rossi
(6 persone)

500 gr ricotta vaccina
150 gr parmigiano grattugiato
250 gr farina 00 Spadoni speciale per pasta fatta in casa
aggiungere un po' più di farina
2 cucchiai doppio concentrato pomodoro
1 uovo
sale
noce moscata

°°°

Man mano che proverò i restanti colori vi aggiornerò.

venerdì 20 febbraio 2009

Filoncini con farina di mais


filoncini con farina di mais, inserito originariamente da fugzu.

Qualche giorno fa ho trovato una nuova farina di mais e me ne sono innamorata!
Ecco tutte le info:

Farina Integrale di Formenton otto file della Garfagnana e Valle del Serchio
Essiccato naturalmente e macinato a pietra garfagnana.
Agricoltori Custodi
L'Unitaria Cooperativa, Porcari (LUCCA) tel e fax 0583 211070

Il Formenton otto file è un'antica varietà di mais che si è continuato a coltivare in alcune zone della Garfagnana;le produzioni sono ridotte e si è conservata una tecnica tradizionale che prevede ancora la raccolta manuale e la essiccazione in pannocchia che garantiscono la conservazione delle notevoli qualità organolettiche del prodotto. La varietà è custodita gelosamente da alcuni produttori che hanno costituito il Comitato di tutela del Formenton 8 file della Garfagnana. La macinatura rigorosamente a pietra del mais consente di ottenere una farina caratterizzata da una colorazione più intensa e la polenta presenta profumi e sapori eccellenti.

Oggi ho provato a fare dei filoncini partendo dalla base delle mie baguettes e sostituendo la percentuale di semola con pari peso di questa farina di mais integrale.

INGREDIENTI
(8 filoncini- 2 teglie)

BIGA 18 ore
250 gr farina 0 forte
110 gr acqua
2,5 gr lievito

IMPASTO

BIGA
750 gr farina 0 media
250 gr farina integrale FORMENTON* (mais)
30 gr lievito birra
600 gr acqua
25 gr sale fino

farina si semola rimacinata per sotto e per lo spolvero

PROCEDIMENTO

Ieri pomeriggio ho impastato velocemente la Biga lasciando l'impasto grossolano e coprendolo con un panno. Ho messo la biga a lievitare nella madia.
Stamattina ho impastato tutti gli ingredienti con impastatrice per circa 15 minuti, aggiungendo solo verso la fine il sale.

Ho usato come sempre il forno ventilato portandolo a 210°C con già la teglia superiore (dove, prima di infornare, ho poi messo l'acqua per creare vapore) vuota.

Ho cotto una teglia alla volta , foderata di carta forno e spolverata con semola rimacinata, infornando in posizione "prima dal basso" mentre la posizione della teglia acqua è ultima in alto.

Ho spruzzato vapore con spruzzino prima di infornare e fatto solo poco prima di infornare i tagli con una lametta.

Ho cotto a 210°C per 20 minuti poi ho tolto la teglia con l'acqua e proseguito la cottura, girando eventualmente la teglia del pane, per altri 5-10 minuti.

TEMPI DI LIEVITAZIONE
(lievitazione sempre coperta da un foglio di nylon per mantenere la superficie umida)

Primo impasto (tutto) lascio riposare 30 min.
Dopo la prima mezz'ora divido in 8 pezzetti e formo i filoncini
dopo aver dato la forma ancora: 30 min (giro sottosopra)+ 1 h
TOTALE TEMPI LIEVITAZIONE : 30 min + 30 min + 1 h

Per ogni pezzetto: schiaccio e stendo leggermente in una forma simil rettangolare e ripiego la parte centrale poi arrotolo a “budellino” piccolissimo e lungo come il lato lungo della teglia e con estremità appuntite e la "chiusura" verso l'alto.

Spolvero con semola i fogli sulle teglie prima di mettere le baguettes, poi spolvero anche queste aiutandomi con un colino, copro con telo di nylon.
Le dispongo in modo che il sotto (chiusura) risulti all’aria, dopo 30 min capovolgo i filoncini e copro di nuovo lasciando lievitare un'altra ora.

Poco prima di infornare spruzzo con vapore con spruzzino (per piante), spolvero con farina di semola rimacinata (aiutandomi con un colino) e faccio, per ogni filoncino, tre tagli obliqui con lametta.

CONSIDERAZIONI

Appena impastato pensavo che l'aggiunta del Formenton integrale avesse asciugato un po' l'impasto ma a fine lievitazione, dopo 2 ore, ho notato che l'impasto non era troppo asciutto ed era lievitato molto bene.

Ho proseguito la cottura come fossero delle semplici baguettes e una volta sfornate le ho messe a raffreddare verticali.

Il colore di questi pani è fantastico, la crosta è ambrata e sottile, croccante e profumata, la mollica morbida, leggera e della giusta consistenza. Il sapore è leggermente più dolce della mia baguette ma la leggerezza è unica come il sapore. Penso che farò scorta di questa buonissima farina.