giovedì 30 aprile 2015

Pesto di foglie di sedano

Lunedì scorso, 27 aprile 2015, Jean Michel Carasso ed io abbiamo partecipato a un cooking show, intitolato "Apriti Sedano" a Firenze alla Mostra dell'artigianto nello spazio di Leonardo Romanelli, presentava Paolo Pellegrini.

Le tre ricette presentate erano dedicate al sedano e sedano rapa: verdure considerate poco ma con cui si posso fare ricette ottime utilizzando ogni parte , base, gambi, foglie.
Abbiamo cucinato un pesto di foglie di sedano, una crema di sedano e sedano rapa in agrodolce alla serafita.

PESTO DI FOGLIE DI SEDANO

INGREDIENTI


foglie del sedano staccate dai rametti

pinoli e noci tostati in padella

parmigiano/pecorino grattugiato
aglio

1 goccio di aceto

sale
/pepe

olio extravergine oliva

PROCEDIMENTO

Mettete tutti gli ingredienti nel bicchiere apposito e tritate col mixer a lame fino ad ottenere una crema densa. Utilizzate per condire una pasta oppure un riso in bianco o per farcire dei crostini.

CONSIDERAZIONI

Le dosi degli ingredienti posso variare a vostro piacere: potete usare un misto di parmigiano e pecorino o anche solamente pecorino. Se metterete solo pinoli il gusto risulterà più delicato ma meno completo e "tondo" rispetto al misto noci/pinoli.
Il goccio di aceto rende la crema completa. Provate, rimarrete piacevolmente stupiti.

sabato 25 aprile 2015

Rice Cube: per fare il riso a forma di cubetti

Per il mio compleanno mia figlia Clara e il suo ragazzo mi hanno regalato una curiosa "caccavella": un oggettino di plastica che serve per creare dei cubetti compatti  con il riso lessato.
Si può utilizzare per le preparazioni più fantasiose filo-gipapponesi e non.
L'oggetto si chiama RICE CUBE: in plastica, è composto di due pezzi mobili.
Per il miglior uso va inumidito , riempito con 2 cucchiaini di riso o di ripieni vari, chiuso e pressato.
Si apre e ne esce un cubetto di circa 2,5cm di lato.

INGREDIENTI
(10 cubetti)

dose per 2 persone di riso originario (per sushi)


PROCEDIMENTO

Lavate una decina di volte il riso e lasciatelo a scolare in un colina per una ventina di minuti.
Cuocetelo (in petola con coperchio o con Lékué Cuoci riso e cereali
a microonde) per una decina di minuti con una quantità di acqua poco superiore a quella del riso.

1 bicchiere di riso + 1 bicchiere di acqua più un pochino in più

Una volta che il riso è cotto lasciatelo riposare coperto per una decina di minuti prima di utilizzarlo.

Condite il riso a vostro piacere e fatelo intiepidire smuovendolo con una spatola.

Versate nello stampino aperto due cucchiaini di riso, chiudete  e pressate. Sfilate lo stampo e togliete il cubetto formato.

Scaldate una padella antiaderente con poco olio. Rosolate i cubetti su tutti i lati e serviteli con spinaci freschi cotti e saltati in padella con poco burro. Decorate con alcune stringhe di carne marinata ed essiccata.

CONSIDERAZIONI

Il rice cube è un giocattolino ma può essere utile per piccole preparazioni.
Si può riempire con patate, la carne trita, la polenta, le verdure, la frutta, la pasta di mandorle e ogni alimento morbido che la fantasia ti suggerisce.

Mia figlia Clara aveva adorato gli onigiri di riso (YAKI ONIGIRI) bianco abbrustoliti in padella di tradizione casalinga giapponese: per questo ho provato questa variante.
Il gusto neutro ma croccante dei cubetti di riso si è abbinato in modo perfetto al dolce speziato delle stringhe di carne e al ferroso/burroso degli spinaci freschi cotti i padella.



giovedì 23 aprile 2015

Stringhe di manzo marinate ed essiccate

Continuiamo le prove di essiccazione provando con la prima carne.
Ho utilizzato un pezzo di carne magro di manzo, compatto di circa 800g. L'ho surgelato, scongelato e tagliato con l'affettatrice ancora parzialmente rigido/surgelato.
Il peso della carne prima della marnatura, una volta tagliata a fette, tolte le piccolissime parti grasse e tagliate a striscioline  era di 600g.
Lo spessore delle fette e la marinatura sono entrambi una mia idea. Troverete altre info  in fondo, nelle mie considerazioni.
INGREDIENTI

600g fette sottili, di manzo magro dello spessore di 3-4mm

MARINATURA alla SOIA

1/2 bicchiere abbondante salsa di soia
1/2 bicchiere aceto di mele
2 cucchiai abbondanti Ketchup
2 cucchiai abbondanti zucchero semolato
1/2 cucchiaino aglio in polvere
1 cucchiaino paprika affumicata (quella spagnola non piccante)
1 cucchiaino sale fino
3 peperoncini piccoli secchi
2 cucchiaini salsa Worcestershire
1 cipollotto fresco tritato (oppure 1/2 cucchiaino di cipolla essiccata)

PROCEDIMENTO

E' importante calcolare i tempi diversi prima dell'essiccazione.
La carne una volta tagliata dovrà marinare una notte.

Dovrete utilizzare un pezzo di magro di manzo precedentemente surgelato o almeno surgelato parzialmente per poterlo tagliare facilmente e uniformemente con l'affettatrice.
Il taglio di carne dovrà essere magro ma anche di dimensione uniforme in modo da ottenere tutte fette simili.
Regolate lo spessore dell'affettatrice tra i 3 e 4mm. Ricordate che la carne, una volta scongelata tenderà ad assottigliarsi ed a essere più fragile.
Una volta affettata la carne dividete ciascuna fetta  in striscioline  regolari della stesa lunghezza e larghezza proporzionata.
Le mie striscioline erano lunghe circa 10cm e larghe circa 2cm (4-5 strisce per ogni fetta).

In una ciotola mescolate tutti gli ingredienti della marinata. Mettete le striscioline di carne e mescolatele (con le mani) con molta attenzione finchè sarà tutto uniforme. La marinata non sarà abbondante ma inumidirà tutta la carne. Sigillate con della pellicola e ricordatevi di rimescolare due o tre volte  prima di andare a letto.
La mattina successiva aiutandovi con una griglia leggermente sollevata, scolate i pezzetti una alla volta, eliminando eventuali pezzetti di marinatura, stendeteli  e lasciateli scolare giusto il tempo di metterli tutti sulla griglia.
Stendete le strisce, distanziate, sui 5 vassoi impilati, dell'essiccatore.
Mettete i vassoi carichi e impilati col coperchio sulla macchina. Accendete a 65°C  per 6-8 ore.
Una volta che le stringhe saranno secche lasciatele una mezz'ora nella macchina spenta poi utilizzatele come preferite o conservatele in contenitori di vetro a chiusura ermetica.
Essendo carne vi consiglio, in ogni caso, di mantenere il contenitore ermetico in frigorifero, nella zona più in basso, men fredda.

CONSIDERAZIONI

Le mie stringhe, essiccate a 65°C, erano pronte dopo 5.40h. I tempi dipendono molto da tipo di carne, spessore e dimensione delle stringhe.
E' molto importante disporre le strisce ben distanziate sa in ciascun vassoio sia in altezza nei diversi vassoi sovrapposti in modo che l'aria circoli liberamente e in modo uniforme.
Le dosi della marinata sono molto relative: vi consiglio di assaggiarla e di modificarla a vostro gusto. Il sapore può variare anche dal tipo di salsa di soia o aceto che userete.

Conoscevo alcuni tipi di stringhe essiccate tipiche dell'Abruzzo: ho deciso di provare a fare le mie prime proprio perchè in casa le adoriamo.
Forse le originali sono più spesse, più speziate e più dure ma queste hanno davvero un loro perchè. Profumate, speziate, croccanti  e saporite sono davvero buonissime. Forse più delicate  e leggere... le preferisco.
 
La prossima prova con la carne potrebbe essere con selvaggina o carne rossa.

CONSIDERAZIONI 2

La carne essiccata è nella tradizione italiana dei pastori e della transumananza. Eccovi alcune info per fornirvi spunti per ulteriori marinature e lavorazioni.

MICISCHIA
...rimane, nella tradizione alimentare abruzzese, un preparato che è davvero antichissimo e assolutamente, ininterrottamente legato alle plurimillenaria pratica della pastorizia in Abruzzo, è la “Micischia” (o Vicischia, Vicicchia, Mucischia, a seconda delle varie dizioni locali).

In assoluta coerenza con le necessità delle popolazioni nomadi o seminomadi dedite alla pastorizia transumante, la Micischia non è altro che una carne secca, appositamente conservata e aromatizzata, che accompagnava e alimentava i pastori nel loro continuo peregrinare al seguito delle greggi. Com’è noto, infatti, le condizioni di vita e lavoro dei pastori transumanti li costringevano ad una costante mobilità, che imponeva di ridurre al minimo le esigenze e l’equipaggiamento, alleggerendo e “sintetizzando” al massimo il carico che ciascuno doveva portare quotidianamente con sé per soddisfare le proprie necessità.
La carne secca è il più classico degli alimenti per chi si muove costantemente al seguito del bestiame (diffusissima, ad esempio, anche fra i cowboy del west americano) e compare nell’equipaggiamento alimentare di tutte le popolazioni nomadi del pianeta.
La micischia abruzzese viene di solito prodotta con carne di pecora, o occasionalmente di capra, non giovane e non troppo grassa che viene disossata, salata, pepata ed essiccata naturalmente all’aria. Questa carne, dall’aspetto compatto, consistente e dal colore bruno, ha un sapore deciso e sapido, piuttosto forte, forse non adatto a tutti i palati, ma vanta buone caratteristiche nutrizionali date dall’elevato contenuto proteico e dalla bassa quantità di grassi.
Durante la preparazione, la carcassa dell’animale viene innanzitutto privata di tutte le sue parti interne, sgrassata e disossata intera. Mantenuta in un unico pezzo, viene quindi aperta e distesa in modo da garantire uno spessore uniforme e non molto alto, e favorire così la penetrazione del sale e delle spezie (pepe, peperoncino, rosmarino e altre erbe aromatiche); infine viene steccata con rametti di salice o di canna ed appesa in locali adeguatamente aerati per l’essiccazione. Una volta essiccata, per il consumo viene in genere tagliata e conservata in sottili strisce, che rendono più facile sia il porzionamento individuale che il consumo (tagliata in lunghe strisce, la carne secca risulta infatti più facilmente masticabile e reidratabile con la saliva).
Con la transumanza, la “micischia” si è diffusa lungo i tratturi che per secoli hanno legato la nostra regione alla Puglia. Purtroppo dagli anni sessanta del secolo scorso, con il venire meno della pastorizia transumante, la produzione ed il consumo di questa carne hanno subito un notevole declino, e oggi rimane un preparato occasionale e residuale, che ricompare solo per esercizio di memoria e non più per necessità oggettive di vita. Resta intatto, invece, tutto il suo valore storico e simbolico, avendo rappresentato il nesso più diretto con un mondo che – dall’antichità italica preromana – è pervenuto pressoché immodificato nei modi e negli stili di vita sin quasi ai nostri giorni.

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COPPIETTE DI BASSIANO
PRODUZIONE
Il nome "coppiette" deriva proprio dalla tecnica di preparazione di questa carne secca, che le vuole piegate in coppia su di un filo posto davanti ad un fuoco per l'essiccazione. Anticamente prodotte con carne di cavallo, oggi si è passati ad utilizzare la carne magra di suino, precisamente il lombo che viene sottoposto ad una prima fase di sgrassamento, le carni alla fine di questa fase devono risultare completamente prive di ogni traccia di grasso, successivamente vengono tagliate in listarelle sottili di circa 15 - 20 centimetri di lunghezza e condite con un mix spezie e vino rosso e lasciate a marinare per almeno 48 ore, dopo la fase di marinatura arriva quella dell'essiccazione che dura dai 2 ai 3 giorni se poste davanti ad un fuoco acceso, impiegano di più se essiccate all'aria. 
QUALITA'
Le coppiette sono un prodotto tipico della Ciociaria e di tutti i Castelli Romani, la particolarità delle coppiette di questo paesino dei monti Lepini risiede proprio nella qualità delle carni utilizzate e nella lavorazione completamente artigianale utilizzata, ad esempio il taglio, esistono da anni delle particolari lame meccaniche per ridurre la carne in listarelle, la produzione bassianese, invece, prevede il taglio a mano, l'utilizzo di maiali allevati esclusivamente allo stato brado, con delle carni più compatte, toniche e sanguigne, cosa che favorisce la successiva essiccazione. La macerazione viene fatta con un mix di aromi composto da coriandolo, semi di finocchio, peperoncino e sale, queste spezie vengono massaggiate sulle strisce di carne, che viene successivamente inumidita con il vino e lasciata riposare. Altra caratteristica distintiva è l'essiccazione, che avviene senza l'ausilio di camini o stufe di forzatura, ma soltanto in delle camere di essiccazione, utilizzando il clima e la ventilazione, questo processo può durare anche 1 mese. 
STORIA
Prodotto tradizionale di tutti i paesi montani del Lazio, nasce dalla necessità dei pastori di portare con sè durante la transumanza una fonte di proteine facilmente trasportabile. Prodotte anticamente con la carne di cavallo, proprio perchè durante la transumanza, i cavalli vecchi venivano abbattuti e le loro carni venivano tagliate ed essiccate ai fuochi dei bivacchi, per essere consumate durante gli spostamenti. Nascono quindi come prodotto di recupero, successivamente proprio per la loro caratteristica piccantezza, vengono utilizzate dagli osti romani nelle tipiche "fraschette" per incrementare la vendita del vino dei castelli, venivano cioè offerte come spuntino insieme ad olive e lupini agli avventori. Con il passare del tempo e soprattutto per adeguarsi ai gusti in cambiamento venne accantonata la carne di maiale e utilizzata quella di suino, pur conservando i tradizionali metodi di preparazione. Sul nome, come spesso accade, ci sono opinioni contrastanti, c'è chi dice che derivi dal metodo di essiccazione, che le vedeva legate in coppia su dei fili di canapa, c'è chi dice, invece, che derivi da come venivano vendute, cioè legate due a due con uno spago rosso e con una nocciola a dividerle nel mezzo. 
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STORIA
Esistono ricerche effettuate da anonimi e citazioni in diversi libri che parlano della Valcellina, in particolare: Sergio Giordani  “Claut”, 1981. 
TECNICA DI PRODUZIONE
La materia prima di partenza è costituita da polpa scelta di manzo, maiale o camoscio preferibilmente di coscia, senza nervi e senza grasso. La carne viene preparata in strisce sottili (max 5 millimetri di spessore), larghe un paio di centimetri e lunghe 15-20 cm. Vengono cosparse con una concia di sale, pepe ed erbe e quindi lasciate macerare 24 ore in luogo fresco. Trascorso tale periodo, vengono appese nell’affumicatoio dove restano per 3-4 giorni, esposte ad un fumo controllato di legna di faggio fino a quando sono completamente essiccate. Tolte dall’affumicatoio, sono pronte per il consumo; si conservano in luogo asciutto, per diversi mesi.Le attrezzature ed i materiali sono quelli classici nel norcino e/o del macellaio. L’affumicatoio è costituito da una camera in acciaio collegata per mezzo di un tubo di entrata munito di filtro al camino dove avviene la combustione. Il fumo lambisce il prodotto ed esce da un secondo tubo. Nella camera non vi è quindi ristagno di fumo; l’operatore può dosare la quantità di fumo aumentando secondo necessità la quantità di combustibile.La lavorazione avveniva un tempo nei locali di casa (cucina o “camarin”); oggi avviene, seguendo le normali “buone pratiche di lavorazione”, nel laboratorio della macelleria. L’affumicatura, un tempo effettuata nel camino di casa, oggi viene fatta in appositi affumicatoi.Territorio interessato alla produzione: Valli del Pordenonese, più precisamente Val Tramontina, Valcellina, Val Colvera; in particolare il territorio dei comuni di Claut, Cimolais, Andreis, Barcis, Montereale Valcellina, Frisanco. 
QUALITA'
Strisce sottili di carne secca affumicata, chiamate anche pindulis che vengono consumate al naturale, come antipasto o fuoripasto in accompagnamento ad un aperitivo. Fonte: Azienda Regionale per lo Sviluppo Rurale del Friuli Venezia Giulia
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CONSIDERAZIONI 3


Ho fatto un'altra prova usando un taglio di carne simile al primo ma l'ho tagliato leggermente più spesso. L'ho marinato dalle 17 del pomeriggio alle 8 del giorno dopo. Una volta scolato ho essiccato 5 ore e 1/2 a 65°C come la prima volta.

MARINATURA AL VINO ROSSO 

1/3 bottiglia Chianti (vino rosso)
1 cucchiaio sale fino
1 cucchiaio zucchero semolato
pepe bianco in polvere
qualche grano di pepe nero
qualche bacca di ginepro
3 chiodi di garofano
2 peperoncini piccanti secchi
1/2 cucchiaino Pimenton dolce affumicato
1/2 cucchiaino aglio in polvere
1 scalogno tagliato a fettine
2 foglie alloro
1 cucchiaio scarso semi di finocchio selvatico

Nonostante la carne fosse stata tagliata più spessa, si è essiccata nello stesso tempo dell'altra: forse anche perchè i pezzi nell'essiccatore erano meno e più radi.



Il sapore è buono , speziato ma si sente in questo caso la mancanza di una carne più di carattere. Ottima prova in ogni caso. Forse la prossima volta aggiungerei alla marinatura un po' di ketchup per aggiungere un po' più di rotondità al sapore finale. Un risultato simile si potrebbe ottenere anche utilizzando selvaggina o un vino più corposo.

Altra soluzione, in mancanza di carne con più carattere, potrebbe essere creare una marinata ibrida tra le due.







mercoledì 22 aprile 2015

Pomodorini essiccati


Eccovi un'altra prova. Ho utilizzato pomodorini maturi ma sodi: li ho tagliati a fettine di qualche millimetro e li ho conditi con sale fino e origano.
Ho quindi caricato due strati dell'essiccatore cercando di scolare precedentemente i liquidi in eccesso.

Dopo 6 ore a 55°C ho ottenuto il prodotto secco. Una volta spenta la macchina e aspettata una mezz'ora i pomodorini erano pronti per essere messi nel barattolo di vetro con chiusura ermetica  oppure assaggiati.
INGREDIENTI

pomodorini maturi sodi
sale
origano


CONSIDERAZIONI

Buoni buoni, croccanti e profumati.  Adatti per sughi ma anche come parte croccante per insalate miste .
Io ne ho utilizzato qualcuno con una insalata di fagioli cannellini lessati e freddi.

Prossima prova con la carne!

martedì 21 aprile 2015

Zucca essiccata

Favoloso snack ma come sempre ... non è facile farne scorta.

INGREDIENTI

zucca fresca pulita
sale
salvia fresca tritata

PROCEDIMENTO

Tagliate a fettine sottili, poi a pezzetti la zucca. Mettetele su delle teglie foderate di carta da forno senza null'altro. Cuocetele una decina di minuti in forno ventilato a  180°C.

Salatele e condite con salvia fresca tritata finemente.
Trasferite i pezzetti nei ripiani dell'essiccatore senza sovrapporli. Essiccate per poco più di 4 ore.
Una volta finita la procedura lasciate raffreddare una mezz'ora prima di utilizzarle o metterle in barattolo di vetro a chiusura ermetica.

CONSIDERAZIONI

Golosissime, sembrano chips. La salvia fresca tritata ed essiccata ma non cotta, ha un profumo fantastico.


venerdì 17 aprile 2015

Banane, pere, fragole (e mele)... essiccate

Continua la sperimentazione. Ho provato a far funzionare a pieno carico il mio essiccatore, aumentando leggermente (4mm) lo spessore della frutta.
Non ho aggiunto nulla alla frutta.
Mantenendo la temperatura a 55°C i tempi si sono allungati a 5-8 ore. I cestelli più vicino alla fonte di calore si sono asciugati prima e li ho tolti man mano.

In realtà i tempi indicati nel libricino delle istruzioni erano in effetti quelli massimi qui indicati.

Ho essiccato anche una mela con la buccia, senza aggiungere succo di limone e aumentando da 2,5mm a 4mm lo spessore, uniformandolo al resto della frutta.
Eccovi le foto dei risultato.





giovedì 16 aprile 2015

Barbabietola essiccata

Eccovi un'altra non ricetta legata al nuovo mondo (per me) dell'essiccazione. Avevo in casa due piccole rape rose lessate.
Le ho tagliate con la mandolina, sempre al secondo spesso più sottile. Ho messo le fettine pochi attimi su dei fogli di carta assorbente e poi le ho posizionate nei cestelli dell'essiccatore.
A 55°C per 4,30h si sono asciugate e sono diventate come chips.

Il sapore è un concentrato di barbabietola. Purtroppo anche a questo giro non sono durate molto.
Le ultime le ho utilizzate aggiungendole a una insalata fredda di patate lesse e prezzemolo condita con sale, olio e limone.

Mi sarebbe piaciuto anche ridurle in polvere e usarle come colorante alimentare, chissà, la prossima volta...

CONSIDERAZIONI

I tempi di essiccazione variano anche con lo spessore delle materie prime. Per ora sono stata sul molto sottile e uniforme. La prossima volta sperimenterò frutta un po' più grossa come fragole e banana tagliate.
Per ora non ho essiccato neanche prodotti diversi in contemporanea. Vi terrò aggiornati.

mercoledì 15 aprile 2015

Mele essiccate

Quale tempo fa ho acquistato un essiccatore, non professionale. E' elettrico  con regolatore di temperatura e dischi di plastica, forati e sovrapposti. E' corredato di un mini libretto di istruzione.
Solo ieri mi sono lanciata nella prima prova: ero un po' spaventata per i lunghi tempi di essiccazione.
Seguendo le indicazioni del libretto ho essiccato una singola mela.
INGREDIENTI

1 mela
succo di mezzo limone
acqua

mandolina per tagliare
togli torsolo

PROCEDIMENTO

Lavate e asciugate bene la mela. Togliete il torsolo.
Tagliate a mandolina regolando allo spessore 1 o 2 la lama.
Usate il blocco per tenere la mela e tagliatela intera a fettine.
Mette le fette di mela in acqua fredda acidulata.
Disponete le fettine di mela leggermente asciugate sui dischi dell'essiccatore, senza sovrapporle.
Accendete la macchina a 55°C e fatela lavorare per 5 ore.
Una volta terminato fate trascorrere un po' di tempo prima di togliere le fette e utilizzarle o conservale in un vasetto di vetro asciutto chiuso con tappo a chiusura ermetica.

CONSIDERAZIONI

Nel libretto di istruzioni consigliano di accentuare il sapore della frutta da essiccare marinandola precedentemente, per due ore nel succo di frutta dello stesso frutto.
Io mi sono limitata a usare del succo di limone per evitare che la mela si ossidasse appena tagliata.

Per ora il risultato è stato ottimale. Ottimo snack, saporito e croccante... ma per ora sarà difficile che riesca a metterne un po' da parte.
Procederò in altre sperimentazioni. Ora la macchina sta lavorando con delle fettine di rapa rossa lessata.

sabato 11 aprile 2015

Cena Greca: quarto appuntamento del ciclo Ops & Golagioconda

Ieri sera si è concluso il ciclo di cene e lezioni "Il Mondo a Tavola" in collaborazione con OPS e Golagioconda.
Ecco il menù della cena dedicata alla Grecia.

Zaziki (salsa di yogurt alle erbe)
Melitzanosalata (purè di melanzane condito)
Ktapòdisalata (insalata di polpo all’aceto)
Polpettine di patate e feta
Bourekakia (mezzelune farcite alla feta)

Ouzo

Pita greca fatta in casa

 


Mussakà tradizionale (sformato di melanzane e carne)
Horiàtiki (insalata greca classica con feta)

LOUKOUMADES con miele, semi di sesamo e cannella


 Colgo l'occasione per ringraziare tutto l staff di Ops e Golagioconda per la preziosa collaborazione.

OpS è il ristorante situato dentro al Centro Commerciale Coop di Ponte a Greve (Viuzzo delle case nuove, Ponte a Greve Firenze, tranvia fermata Nenni Torregalli)
Prenotazione obbligatoria al 3287078084 cristiano@sicrea.eu o 3483517722 m.izzo@sicrea.eu
Organizzazione Gola Gioconda associazione

domenica 5 aprile 2015

Crostata cioccolato e pere

Il 3 aprile mio figlio Antonio ha compiuto 22 anni: mi ha chiesto un dolce al cioccolato con le pere. Dopo varie ricerche ne ho trovati due: uno simile a una torta alta e una crostata.
Alla fine ha scelto la crostata ma penso che proverò poi, anche quell'altro.

Vi trascrivo la ricetta a cui ho apportato una sola modifica: ho aggiunto 1 uovo intero alla frolla che nella ricetta originaria non prevedeva uova.*
INGREDIENTI
(stampo con fondo ammovibile diametro 28cm)

FROLLA
170g Farina 
40g Cacao amaro
120g Burro 
60g Zucchero semolato
1 uovo intero (facoltativo)*

FARCIA
1 Uovo
1 Tuorlo
200g Panna 
50 g Zucchero semolato
125 g Cioccolato fondente (70%) 
2 Pere (Kaiser medie)

PROCEDIMENTO

Preparate la pasta: setacciate il cacao con la farina, montare il burro con lo zucchero, aggiungete l'uovo, poi le farine setacciate ed impastate il tempo strettamente necessario ad ottenere un impasto compatto, avvolgete nella pellicola e mettete a riposare in frigo almeno un'ora circa.

Preparate il ripieno: in un pentolino scaldate la panna a fuoco lento con metà dello zucchero e successivamente il cioccolato tritato.
Appena il cioccolato è disciolto ed amalgamato togliete dal fuoco. Lasciate raffreddare un po' e aggiungete l'uovo ed il tuorlo ed amalgamate.

Foderate la base di una teglia da crostata di 28 cm di diametro. Stendete la pasta e posatela nello stampo.
Bucatela con una forchetta, copritela con carta forno e riempite la cavità di ceci secchi.

Cuocete a 170° ventilato per 10' poi togliete la carta forno con i ceci e rimettete di nuovo in forno altri 5' alla setssa temperatura.


Togliete dal forno e versate la crema del ripieno.
Sbucciate le pere e tagliatele prima in quarti e successivamente ogni quarto in fette sottili con le quali coprite a raggiera il composto appena versato.

Cospargete le fette di pera con lo zucchero restante e rimettere in forno alla stessa temperatura per altri 20' circa o fin quando le fettine di pera cominciano a caramellare.

Lasciate raffreddare prima di togliere dallo stampo per evitare che a caldo o la frolla si rompa.

CONSIDERAZIONI

Veloce e semplice. Il composto della frolla senza l'uovo rimaneva, per me, troppo friabile e poco coeso. Potete comunque provare voi.
Nell'insieme la crostata non è molto dolce, davvero leggera e friabile. Molto ricca nelle sfumature del cacao e cioccolato.
Ottimo il ripieno cremoso che si sposa con la consistenza delle fette di pera appena caramellate, senza prevalere sul sapore della frutta.
Per noi, che non amiamo solitamente i dolci con le pere, è stata una piacevole sorpresa.

CONSIDERAZIONI 2

 Mi ha scritto l'autore della crostata:
" Buongiorno Luisa , scusami per il ritardo nella risposta ma da FB ci passo molto di rado . Come dicevo anche nel post relativo la ricetta a suo tempo la presi da una rivista ed era tale e quale a come l'ho pubblicata. Nelle intenzioni dell'autore probabilmente doveva essere una pasta marcatamente friabile immagino. L'aggiunta dell'uovo comunque è anche per me più che plausibile . Mi fa molto piacere tu l'abbia provata ed ancor di più che sia piaciuta a tutti, festeggiato compreso!! Grazie di cuore e a presto! "

CONSIDERAZIONI 3
Ho rifatto la crostata seguendo la ricetta e mantenendo negli ingredienti della frolla 1 uovo intero.
Ho utilizzato delle piccole pere cosce, mettendole a piccoli spicchi e in quantità maggiore nella cream al cioccolato.
A mio parere il risultato finale è ancora migliore.